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Lamezia, la zona grigia della ‘ndrangheta gruppi criminali fra affari e corruzione: iniziativa Rotary

Rotary Club Lamezia Terme - Distretto 2102 Italia

(Rotary) – Lamezia Terme, 27 ottobre 2019 – Si è parlato dell’area grigia della ‘ndrangheta e delle le infiltrazioni criminali nell’economia nel corso del convegno organizzato dal Rotary club di Lamezia Terme, a cui hanno preso parte Natalia Majello presidente del club e Casimiro Giannuzzi assistente del governatore D2100, Giuseppe Furciniti colonnello della Guardia di finanza e comandante del Gico di Napoli e Maria Teresa Caré presidente della sezione penale del Tribunale di Lamezia Terme. La ‘ndrangheta ormai radicata in ogni settore è spesso «invisibile» perché sorretta da una fitta rete di rapporti, affari, prestanomi e corruttori. Una tematica, quella affrontata, particolarmente complessa sul piano probatorio. «parlate della mafia», diceva Paolo Borsellino. Solo così i politici o gli imprenditori onesti si potranno distinguere da quelli collusi. In sala presenti numerosi politici fra cui candidati a sindaco.
«Oggi la ‘ndrangheta va oltre i confini regionali e nazionali – spiega la Majello – la vera forza della mafia sta in ciò che non si vede, nella grande commistione fra lecito e illecito». L’area grigia non è solo una metafora. «Ha una solida consistenza cimentata dalla logica degli affari e da quella dell’appartenenza – aggiunge la presidente del club – la consapevolezza e la responsabilità verso ciò che è legalità si acquisiscono con l’educazione». Un richiamo, dunque, a educare le giovani generazioni alla cultura dei valori civili, alla libertà, al bene comune, la sicurezza: «Questo processo educativo può avvenire mediante la ricerca dell’etica».
Ad addentrarsi nel merito dell’argomento è il colonnello Furciniti per cui «ai tradizionali sistemi di infiltrazioni mafiose si affiancano nuove forme negoziate. Il modello tradizionale è caratterizzato da un atteggiamento di carattere parassitario/ predatorio». Parliamo, in tal caso, del 416 bis del codice penale: «metodo mafioso non solo per commettere delitti ma anche per il controllo commerciale». Accanto alla richiesta estorsiva c’è poi la possibilità di imporre alle imprese l’imposizione di lavoro o di forniture. L’impresa è qui vittima. Tuttavia, ed ecco un ulteriore modello di rapporto mafie-imprese, quando l’impresa entra in rapporto con la criminalità organizzata diventa collusa.
«Il modello di rapporto a cui si fa riferimento è di tipo collusivo/corruttivo», spiega Furciniti. Infine, l’intervento di Maria Teresa Caré, presidente della sezione penale del Tribunale di Lamezia Terme, con cui si è tracciata la storicità della lotta alla mafia sul territorio lametino, a partire dalle grandi operazioni che hanno azzerato i vertici delle cosche fino ad arrivare alle «nuove leve». In ogni caso, per la Carè, è necessario continuare a lavorare tenendo presente non solo il punto di vista repressivo ma anche quello culturale.

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